Lettere al direttore – Paolo Farinati, Rovereto

La questione dei salari in Trentino: una priorità sociale e politica

Una recente indagine ben approfondita da parte dell’ufficio Studi della CGIA Camera Generale Industria Artigianato di Mestre, ha stilato una puntuale classifica dei salari medi dei lavoratori del settore privato dell’anno 2021 per ogni Provincia italiana.
I settori coinvolti sono stati l’industria, l’artigianato, il commercio e i servizi. Vi sono delle conferme, ma pure delle sorprese, assai amare in particolare per la nostra Provincia di Trento.
La media nazionale è stata di euro 21.800 circa. In testa si è confermata la Provincia di Milano con euro 31.200 euro, seguita da Parma con 25.900, Bologna 25.800, Modena con 25.700 e Reggio Emilia con 25.600. In coda Palermo con un salario medio annuo di soli euro 16.300.
 
La Provincia di Trento si trova nella parte bassa della classifica al 41° posto, con un salario medio di euro 20.700, ben il 5,2% sotto la media italiana, vedendo peggiorata significativamente la propria situazione rispetto agli anni precedenti.
La Provincia di Bolzano, invece, mostra un salario medio annuo di euro 23.500, superiore del 7,2% rispetto alla media nazionale e di ben euro 2.700 rispetto alla nostra Provincia di Trento, pari ad un +11,6%.
Sono dati che certamente meritano una profonda riflessione e la necessità di urgenti interventi da parte delle categorie economiche, imprenditori e sindacati in primis, e l’indispensabile fattiva attenzione della politica.
 
I dati macro economici ci indicano un’Italia e un’Europa in recessione, a cui si somma un preoccupante indice di inflazione, che riduce inesorabilmente il potere di acquisto delle nostre famiglie.
Aggiungiamo pure l’attuale alto livello dei tassi d’interesse, che blocca gli investimenti del settore produttivo e logora ancor più gli stipendi delle famiglie in presenza di mutui da pagare.
In tali situazioni, verificatesi anche in passato, la scuola keynesiana indica nell’aumento degli investimenti pubblici la leva da utilizzare per ridare ossigeno alla domanda aggregata.
Ma qui l’Italia si trova ingabbiato non poco, a causa dell’enorme indebitamento pubblico, ormai prossimo al 140% del PIL, ovvero della ricchezza prodotta in Italia ogni anno, e pari a circa 3.000 miliardi di euro.
Le uniche possibilità ci vengono oggigiorno da un intelligente utilizzo dei fondi del PNRR, che comunque in futuro dovremo in gran parte restituire.
 
Tornando al salario medio della nostra comunità trentina, si evince il progressivo impoverimento delle nostre famiglie, quantomeno negli ultimi vent’anni.
Molti risultano i mancati rinnovi dei contratti collettivi di lavoro. Giusto quindi che i sindacati protestino e usino lo strumento dello sciopero, costituzionalmente previsto in questi casi.
Parimenti, però, mi sento di denunciare la perdita di credibilità e di rappresentatività della storica triade sindacale, CGIL – CISL – UIL, rispetto a qualche decennio fa.
«La forza del sindacato sta nell’unità e nell’autonomia dalla politica» – ho trovato scritto in più documenti di mio padre Aldo, storico sindacalista trentino.
E qui qualcosa è sinceramente venuto meno. Faccio un semplice esempio: le agenzie interinali, che considero una forma di caporalato legalizzato, mai sarebbero sorte negli Anni ’60, ’70 e ’80.
 
Il basso livello dei salari medi in Trentino, oltre che mettere in grandi difficoltà un gran numero di famiglie, ha un altro effetto indiretto molto negativo: quello di non attirare da noi i nuovi talenti e i migliori lavoratori e professionisti, i veri motori dell’innovazione tecnologica e, quindi, i soli a darci un possibile vantaggio competitivo nella produzione di beni e servizi.
Qui una politica responsabile e lungimirante non può non intervenire.
In Trentino, ad esempio, accanto ad importanti investimenti infrastrutturali attesi da anni, rivedendo la missione dei due soggetti pubblici principali in quest’ambito, ovvero la Trentino Sviluppo e l’Agenzia del Lavoro.
Non solo attività immobiliare e più marketing internazionale per la prima, più determinazione nel far incontrare scuola e impresa per la seconda.
 
Una nuova politica industriale e del lavoro in Trentino è la vera priorità.
Servono visione, tempestività, determinazione.
Le dinamiche economiche nazionali e mondiali non concedono tempo e nemmeno indecisione.
Le nostre famiglie sono forti e certamente disposte ad altri sacrifici, ma non per molto tempo ancora.
A buon intenditor, poche parole.

Paolo Farinati
Rovereto

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