Gli algoritmi che allargano la disparità immobiliare


Gli algoritmi che allargano la disparità immobiliare

L’uso crescente di piattaforme digitali online modella, in modi non regolamentati e potenzialmente illegali e discriminatori, l’accesso all’alloggio anche a causa del diseguale accesso alle informazioni. Ne sono un esempio i siti di annunci online come lo statunitense Craigslist.

Negli Stati Uniti, dove le informazioni sugli alloggi in affitto venivano tradizionalmente pubblicate sulle pagine dei giornali locali, ormai Craigslist ha quasi conquistato il monopolio del mercato. Analizzando questa piattaforma dal punto di vista della domanda di alloggi in affitto, diversi studiosi hanno sollevato preoccupazioni sull’impatto del “divario digitale” – influenzato da differenze culturali e disuguaglianze sociali – sull’accesso all’alloggio. Infatti hanno notato che, anziché attenuare le tradizionali disparità di informazione sull’offerta, il passaggio sempre più comune alle piattaforme digitali rischia, al contrario, di riprodurre ed esacerbare modelli storici di selezione delle informazioni. Questa analisi deriva dal fatto che le funzionalità delle nuove piattaforme digitali si basano sempre più sull’acquisizione di dati personali dell’utente per generare contenuti mirati o targeted content. In questo modo è l’accesso stesso agli annunci che diventa opaco. Attraverso algoritmi che presentano contenuti mirati nei processi di ricerca, la possibilità anche solo di vedere alcuni annunci invece di altri può basarsi su forme di scoring degli utenti – ossia dei potenziali inquilini – attraverso informazioni personali come, banalmente, il codice postale dell’attuale luogo di residenza o il profilo più ampio delle loro abitudini di acquisto e altri elementi delle loro “impronte digitali” (digital footprints).

Il “redlining” discriminatorio può verificarsi, in modo automatizzato, nelle pubblicità e nel marketing immobiliare attraverso la personalizzazione dell’esperienza dei clienti grazie alla pratica comune delle “inferenze latenti sui tratti”, ossia delle ipotesi di preferenze che vengono generate dagli algoritmi attraverso l’analisi, in tempo reale, dell’impronta digitale degli utenti. In questo modo sia gli operatori di marketing immobiliare su Internet sia le piattaforme di ricerca di alloggi agiscono come guardiani e redattori del tipo di informazioni disponibili e visibili agli utenti profilati.

Sebbene esistano ancora limitati dati empirici sugli effetti di tali pratiche nel settore immobiliare, le potenziali implicazioni sono molto dannose, poiché le “preferenze” verrebbero a riprodurre divisioni territoriali esistenti: «Quando il marketing e i motori di ricerca su Internet utilizzano questi sistemi di punteggio per stereotipare e fare ipotesi sui consumatori, possono spingere i potenziali clienti di colore verso gli alloggi disponibili in comunità e quartieri prevalentemente composti da minoranze, spingendo contemporaneamente i clienti bianchi verso le opzioni nelle comunità prevalentemente bianche e ricche, perpetuando così la segregazione preesistente» ha scritto James Allen.

Stereotipi e discriminazioni verso minoranze o altre popolazioni vulnerabili sulla base del luogo di residenza precedente non sono certo fenomeni nuovi, né sono un’invenzione delle piattaforme digitali. Ciononostante meccanismi automatizzati che filtrano l’accesso agli annunci sulla base di dati e informazioni su dinamiche preesistenti di esclusione residenziale non fanno altro che esacerbare tali processi discriminatori, mentre la loro operatività digitale rende queste pratiche invisibili.

L’autrice è ricercatrice e docente in Geografia Politico-Economica al Politecnico di Torino. Questo testo è un estratto dal saggio “L’opacità negli effetti delle economie di piattaforma sulle città contemporanee”, contenuto nel 57esimo Annale di Fondazione Feltrinelli: “La città Invisibile, quello che non vediamo sta cambiando le metropo-li”, l’ultimo ideato da Salvatore Veca. Il volume, curato da Alessandro Balducci, sarà presentato il 14 novembre nell’ambito della rassegna “About a City, il destino delle città”.



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