Ulteriore crollo in marzo del mercato immobiliare cinese


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Nel mese di marzo le vendite totali delle prime 30 società immobiliari cinesi hanno segnato un calo del 46,7% su base annua, a 240,3 miliardi di yuan, 33 miliardi di dollari circa, in rispetto allo stesso periodo del 2023, ma una forte ripresa (-120%) su base mensile. 

Secondo riporta Ceis News, il principale centro di studi economici cinese, nel mese di marzo le società immobiliari quotate con un fatturato superiore a 20 miliardi di yuan (2,7 miliardi di dollari) sono state 5, tra cui China Overseas Land & Investment e China Resources Land. La prima si è classificata al primo posto nelle vendite di marzo, con un valore cin tratti di 41,211 miliardi di yuan, in calo del 4,13% su base annua. China Resources Land si è classificata al secondo posto, con un giro d’affari di 30,11 miliardi di yuan (-22,4% a/a).

Al di là delle singole performance resta che il mercato immobiliare cintinua a essere molro depresso e non da segni di ripresa. Il mercato è crollato dopo il giro di vite di Pechino sull’elevato ricorso al debito da parte dei costruttori negli ultimi tre anni. Secondo S&P, il settore immobiliare è in testa all’ultima ondata di insolvenze tra il 2020 e il 2024. Capofila di questa crisi sono stati i colossi Evergrande, passata dall’essere una stella del settore immobiliare ad avere oltre 330 miliardi di dollari di debiti dopo il default nel rimborso delle obbligazioni in dollari, seguita a ruota dall’omologa Country Garden, un tempo il più grande gruppo privato per vendite immobiliari in Cina, e da altri gruppi come Kaisa Group, Fantasia Holdings e Shimao Group.

I dati Cric mostrano che a gennaio il volume delle vendite delle 100 principali società immobiliari cinesi è diminuito del 34,2% su base annua e del 48% su base mensile, mentre la scala delle performance mensili ha toccato un nuovo minimo negli ultimi anni. Secondo i dati ufficiali pubblicati all’inizio di aprile, gli investimenti in immobili sono calati ulteriormente a marzo, mettendo in luce le difficoltà di ripresa di un settore che rappresenta il 28% del Pil del Paese.

Pechino si è messa al riparo in questi anni promuovendo stimoli fiscali e investimenti ma, secondo un’analisi recente di S&P, gli stimoli fiscali stanno perdendo efficacia. Intanto il Dragone porta avanti scommesse su altri settori, dal tech alle auto elettriche, passando per l’AI, ottenendo il primato alla fine del 2023 di primo esportatore mondiale di auto. (riproduzione riservata)

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