Alfonso Bianchi
Cambio di rotta sulla direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia europea, la cosiddetta direttiva sulle Case Green. Trovato a Bruxelles un nuovo accordo sul provvedimento che imporrà tutta una serie di ristrutturazioni agli edifici dei cittadini europei, per renderli più efficienti dal punto di vista energetico e quindi meno inquinanti. Si tratta di un accordo provvisorio, raggiunto in una maratona notturna in una sessione del Trilogo, i negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue mediati dalla Commissione, ma le trattative continuano e si deve ancora arrivare a un’approvazione definitiva.
Al momento comunque, sui punti che più premevano all’Italia, si è raggiunta un’intesa. Innanzitutto salta l’obbligo di ristrutturare tutti gli edifici residenziali per fare in modo che raggiungano, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Quest’obbligo generalizzato verrà sostituito con dei piani nazionali che saranno più flessibili: invece dei requisiti di ristrutturazione europei per singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate, il testo chiede ora un approccio medio sull’intero patrimonio edilizio.
Saranno gli Stati membri a progettare i Meps (Minimum Energy Performance Standards) e decidere quali edifici e a che livello dovranno essere ristrutturati, in base a dei propri piani di ristrutturazione nazionale. Entro il 2030 e il 2035, rispettivamente, dovrà essere raggiunta una percentuale fissa (ancora da definire) di risparmio medio di energia, mentre le strategie nazionali determineranno i successivi sforzi di ristrutturazione per arrivare all’obiettivo finale di avere un parco edifici a emissioni zero entro il 2050. In pratica si darà un obiettivo di riduzione generale, poi starà ai governi decidere come raggiungerlo. Ovviamente moltissimi edifici dovranno essere ristrutturati, ma non tutti e non subito, ogni esecutivo potrà decidere se si deve partire da quelli più vecchi e a classi energetiche più alte, o da quelli più grandi e inquinanti, da quelli di edilizia pubblica o quello che sia.
“Ha vinto il buonsenso sull’ambientalismo ideologico, di cui era infarcito tutto l’impianto della direttiva”, dice a Today.it Isabella Tovaglieri, eurodeputata della Lega che fa parte del team dell’Europarlamento che sta portando avanti le trattative con il Consiglio Ue. “Di fronte alla posizione dura manifestata dal Consiglio Ue, che è espressione dei governi e quindi difende gli interessi di cittadini e imprese, il Parlamento ha dovuto fare marcia indietro sui provvedimenti più contestati, che avrebbero avuto un impatto devastante sulla nostra economia e sulla tenuta sociale. Questa è una vittoria anche italiana, alla quale la Lega ha dato un contributo fondamentale”, rivendica, spiegando che “le certificazioni energetiche degli edifici rimarranno quelle in vigore oggi e gli Stati membri potranno definire le classi in autonomia, con una validità di 10 anni”.
Resta invece la disposizione secondo cui tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. “Tra gli altri importanti risultati portati raggiunti, l’eliminazione dal testo dei famigerati mutui green, che avrebbero reso invendibili gli immobili nelle classi energetiche più basse, svalutando pesantemente il bene rifugio di tantissime famiglie”, aggiunge l’eurodeputata. I cosiddetti ‘mutui green’, sono un sistema di accesso al credito agevolato per chi ristruttura casa, e nel testo originale erano un obbligo mentre ora si para di un semplice incoraggiamento da fare agli istituti finanziari.
“Restano da discutere, nel prossimo trilogo di dicembre, alcune questioni delicate e controverse come l’obbligo di installare pannelli solari su edifici pubblici e non residenziali e le sanzioni per chi non rispetterà le imposizioni anche se, comunque, sono state già tolte le sanzioni indirette. La nostra battaglia continua anche su questi temi con l’obiettivo di portare a casa una revisione completa della direttiva”, promette Tovaglieri. La leghista resta comunque critica nei confronti dell’impianto dell’intero provvedimento, seppur ritiene sia stata migliorata: “L’impianto della direttiva si fonda su una visione della tutela dell’ambiente teorica, concepita nei salotti e lontana anni luce dalla realtà del nostro patrimonio immobiliare e che per questo deve essere cambiata da cima a fondo”.
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