Immobiliare News | Tangenti, il costruttore Luca Parnasi: “I soldi ai partiti? Una grande strategia di marketing alla quale nessun imprenditore si sottrae”

Sul Corriere della Sera di venerdì 21 luglio spicca un articolo che riguarda il costruttore Luca Parnasi. Il progetto dello stadio di Roma è forse il più noto al pubblico ma fino al suo arresto, di Parnasi, la sua Euronova era molto conosciuta. Oggi se ne parla per un’udienza del processo per corruzione nei suoi confronti e il resoconto fa davvero male al settore immobiliare: tangenti pagate con disinvoltura a un ampio panorama di soggetti e forze politiche per avere la possibilità di lavorare e costruire. A Roma come a Milano. Di seguito l’estratto dell’articolo che arriva in un momento delicato per il Real Estate in cui la ripresa degli investimenti è rimandata, se va bene, al 2024.

 

Perché oggi, nello stesso giorno, sui giornali si parla anche di studentati, quelli finanziati col PNRR e forse non del tutto completati. Tanto da far slittare il pagamento di 500 milioni di euro da parte dell’UE. Se non si terminano i lavori non arrivano i fondi europei, procedura inusuale per l’Italia.

 

Se si mettono in fila l’articolo su Parnasi con gli studentati PNRR appare evidente il pericolo di ulteriori ritardi se solo si dovessero avviare indagini su appalti poco trasparenti.

 

E forse è il momento di riflettere, nel Real Estate, su chi frequentare. Perché prima poi il conto si potrebbe pagare. Noi, di Monitorimmobiliare, Parnasi per esempio non l’abbiamo incontrato se non in occasioni pubbliche. Perché era chiacchierato da tempo, ma non solo lui, e se vai al mulino ti infarini. Prima o poi può succedere.

 

Certo poi gli affari però vanno avanti e non si può andare troppo per il sottile. Allora però cerchiamo di darci un limite. Magari, per esempio, se si dovesse sapere che un avvocato non è iscritto all’albo forse sarebbe meglio evitarlo piuttosto che far finta di niente e utilizzarne i servigi. 

Perché prima o poi il conto arriva.

 

Perché è solo da capire se si è in malafede o incompetenti.

 

Qualche tempo fa Gabetti, che di lavoro dovrebbe fare l’advisor ovvero il consulente, ha toccato livelli difficilmente replicabili. Il senso di un comunicato era: siamo fieri di annunciare che siamo stati scelti come docenti per il master in real estate del Sole 24 Ore. A parte che probabilmente questa selezione così prestigiosa è avvenuta a seguito di pagamento di sponsorizzazione pubblicitaria, ma potremmo sbagliarci, il punto vero è che non esisteva una scuola di formazione del Sole 24 Ore. Il trionfale annuncio si riferiva alla 24Ore Business School venduta già nel 2017 al Fondo Palamon e nella quale il Sole 24 Ore non c’entra proprio nulla. 

Ecco, casi come quelli descritti lasciano il dubbio: malafede o incompetenza?

 

Poi però non stupiamoci se ormai la più grande azienda quotata a Piazza Affari è la AbitareIn (che oggi capitalizza solo 144 milioni di euro) dell’ottimo Marco Grillo. Se è vero che questa è la principale azienda rimasta quotata a Milano, forse sarebbe il caso di finirla coi proclami sul contributo fondamentale che l’immobiliare fornisce sul Pil. Non ci crede più nessuno.

Oggi, per scelte discutibili del passato, si naviga nell’irrilevanza. E si trovano scorciatoie, ancora più che in passato.    

Forse conviene ricordare che il conto prima o poi arriva.

 

Estratto dell’articolo di Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – Edizione Roma”

 

I Cinque Stelle? «Un problema per il progetto dello stadio». Il Pd? «Un partito con cui dialogare» La Lega? «Lo stesso». I finanziamenti alla politica?

 

«Una grande strategia di marketing alla quale nessun imprenditore si sottrae. A meno di essere un colosso quotato alla borsa di Singapore». I media? «Lo strumento più sicuro per bruciare un piano: quando esce sui quotidiani allora non si fa».

 

Cinque anni dopo il carcere, in un’aula Occorsio con pochi cronisti, l’imputato di corruzione Luca Parnasi racconta e precisa, descrive ed elenca in una deposizione fiume che a tratti si fa affresco di un’epoca. Nel 2018 l’agenda di Luca Parnasi è fitta di impegni. È da Vanni in via Col di Lana per parlare con l’allora presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito (pentastellato).

È in un ristorante del centro storico per dialogare con il tesoriere Pd dell’epoca, Francesco Bonifazi, circa l’eventualità di offrire il proprio contributo economico che, infine, saranno «centocinquantamila euro» versate all’associazione Eyu. Ci sono poi le messe «in una chiesetta vicino a piazza della Pigna» con Giancarlo Giorgetti che gli presenta Giulio Centemero, l’uomo dei conti della Lega (ma a qualche cena dal carattere più ufficiale fu lo stesso «segretario Matteo Salvini» ad affacciarsi spiega il costruttore).

 

Parnasi torna su Bonifazi: «Rividi Bonifazi in un incontro casuale al circolo canottieri Aniene e toccai con mano quello che faceva Eyu. Quindi lo rincontrai dieci minuti a Sant’Andrea delle Fratte. La loro fondazione mi sembrava valida. Era nato anche un rapporto tra coetanei, ricordo che mi fu presentato Domenico Petrolo di Eyu e, a quel punto, lo misi in contatto con Talone (Gianluca Talone, un suo collaboratore, imputato, ndr)» Duecentocinquantamila euro andarono invece alla Lega, tramite «Più voci» l’associazione che faceva capo al partito di centrodestra: «I romani a Milano sono visti come marziani.

 

Io mi considero un po’ tedesco per l’approccio ordinato e metodico nel mio lavoro. Centemero, persona quadrata, mi presentò “Più voci”. Il mio obiettivo era conoscere imprenditori del Nord, quello era un modo». Su questo aspetto il costruttore torna più volte: il suo approccio con la politica è duplice. Da un lato i partiti lo dovrebbero mettere al riparo da possibili terremoti amministrativi, dall’altro gli permettono di farsi conoscere, lo promuovono diciamo così.

 

C’è però il politico pressante che Parnasi individua nel suo coimputato forzista Adriano Palozzi al quale elargisce cinquemila euro: «Palozzi — spiega — è un tipo corpulento e verace che aveva fatto bene da sindaco di Marino. Era chiaro che, se lo avessi finanziato, lui avrebbe messo la sua funzione al mio servizio. Mi pressava. Lo accontentai. Tutti i finanziamenti hanno lo stesso obiettivo. Non avere nemici e avere riconoscibilità all’esterno». Ce n’è per il vero nemico di Parnasi: l’allora assessore all’urbanistica Paolo Berdini che ridusse le cubature del suo stadio: «Se tutti gli assessori fossero come Berdini le città sarebbero all’età della pietra».

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